RomaCammina con Libera

con Libera verso la XXIX giornata
in ricordo delle vittime innocenti delle mafie

Sabato 24 febbraio una delegazione di RomaCammina ha partecipato alla iniziativa di Libera Core col Core (per noi Cammina col Core), mille nomi da ricordare verso la XXIX giornata in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.

Abbiamo estratto a caso dei pettorali davvero unici, non con dei numeri ma con dei nomi e ce n’erano tantissimi, di donne, di uomini, forse anche di bambini.
Nomi, vite, storie a noi sconosciute fino a quel momento ma che abbiamo indossato ed esibito con grande commozione percorrendo quei 2 giri della pista dello stadio delle terme di Caracalla in una mattinata di primavera.

Abbiamo cadenzato i nostri passi con il movimento delle braccia, con ritmi a tratti rapidi, a tratti più lenti, giocando sullo scambio delle posizioni in pista quasi a movimentare ed animare quelle vite spezzate: Tita Buccafusca, Giuseppe Insalaco, Maria Chindamo, Vincenzo Giordano, Vincenzo Liguori, Antonino Agostino.
Poi abbiamo avuto modo di scoprire le loro tragiche vicende, le sembianze dei volti, i loro sguardi, i loro sorrisi sospesi, scatenando le nostre emozioni.

Eccole!

Un cammino breve oggi, il più breve della mia vita, ma davvero unico ed emozionante, i due giri di pista in nome di Tita Buccafusca, una bella donna bruna morta a 37 anni perché sfidò la ‘ndrangheta per amore del figlio di poco più di un anno. Quel bambino oggi avrà 13-14 anni e la speranza che il sacrificio della madre lo abbia salvato da un destino segnato.
Oggi ho camminato con il nome di Giuseppe Insalaco sulla pettorina ed è stato come camminare accanto a lui. Non conoscevo la sua storia, farò in modo di raccontarla.
Conosco Libera tramite le parole di Don Ciotti, che seguo sulla stampa e la TV. Le vittime della mafia sono talmente tante che per ricordarmi di Maria Chindamo, il cui pettorale ho indossato nella lodevole manifestazione di oggi, sono dovuta ricorrere alle informazioni su internet. Ebbene era un' imprenditrice calabrese, scomparsa (rapita) dopo la separazione da un marito, morto suicida e appartenente ad una cosca mafiosa, quindi vittima di un sistema che non riconosce ad una donna la libertà di gestire la propria vita privata (relazioni, figli) e sociale (impresa, lavoro). Ometto altri particolari perché veramente raccapriccianti, invito solo a sostenere in modo sempre più partecipato queste associazioni e tutte le iniziative atte a combattere il sistema mafioso, ormai non più relegato al nostro mezzogiorno.
Non scordare mai le persone che sono morte per colpa delle estorsioni dei mafiosi.
Perché la mafia non fermi più i palpiti dei cuori
Camminare simbolicamente per una vittima e poi informarmi della sua storia mi lascia senza parole!

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